EDITORIALE

Edoardo Mozzanega

Si ascoltano spesso, e negli ambienti più disparati, discussioni e opinioni contrastanti riguardo i mutamenti di Milano. Senz'altro è una città che, pur in netto ritardo rispetto alle grandi metropoli europee, vive un momento di transizione, un mutamento di identità, in direzione di un carattere più dinamico e cosmopolita, capace, forse, di garantire diverse possibilità di stili di vita. Tuttavia è difficile mettere a fuoco che cosa questo possa comportare nel concreto delle vite, nella quotidianità delle persone, nella loro percezione di sé. In questa difficoltà, due macro-argomenti contraddittori sono la sintesi delle opinioni che sembrano godere del maggior credito: la nostra contemporaneità ci spingerebbe ad una sempre maggiore omologazione degli stili di vita; oppure, secondo i più ottimisti, questa omologazione sarebbe solo un tratto visibile ad uno sguardo superficiale, incapace di riconoscere le nuove categorie metropolitane, che si sviluppano in resistenza anche alle tendenze più omologanti.

Forse il problema sta proprio nell'impostazione così generale del problema. Attraverso il racconto fotografico abbiamo l'opportunità di andare più a fondo e di scoprire la concretezza che si nasconde sotto questa generalità.

Piuttosto che tentare di rispondere a grandi domande, la fotografia svela le realtà che compongono Milano e che la fanno vivere. MilanoCittàAperta ospita in questa pubblicazione estiva sei storie che aprono allo sguardo la realtà concreta di individui e di gruppi che cercano o difendono un’identità forte, una peculiare "biodiversità".

L'identità è qualcosa a cui non si può rinunciare; si tratta allora di vedere i modi innumerevoli in cui si declina.

Nell'habitat comune di questo mutevole ecosistema urbano convivono storie diverse di uomini e gruppi che, forse, non si incontreranno mai, ma che, nel loro insieme, compongono il mosaico di un'aspirante metropoli.

In una dialettica continua tra il bisogno di riconoscimento e la ricerca di un'identità non omologante prendono forma le "biodiversità".

Alcuni difendono un'identità in via di estinzione, come i lavoratori del mondo dell'Ippica di Marco Casino; altri, come i ragazzi di Anna Adamo, sperimentano vite diverse alla ricerca di sé; altri ancora si ribellano a luoghi che sviliscono l'identità, come gli ospiti del dormitorio Leibniz nei ritratti di Ambra Zeni, o mettono in pratica tentativi di riappropriazione del territorio e del rapporto con la natura, come gli «ortisti» di Giuseppe Fanizza. E se per alcuni si tratta di un tentativo individuale, indagato nell'intimità dei loro armadi, come per i protagonisti dei ritratti di Pietro Baroni, per altri l'identità si mette in gioco nel mondo sorprendente ed eterogeneo dell'Oktagon, fotografato da Edoardo Pasero.

Ci sono mondi inesplorati e sorprendentemente vari oltre ogni visione superficiale.

Sono queste le storie che aprono allo sguardo una Milano viva e altrimenti nascosta.


Buona visione.