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Toy Camera: la Mia città

Giovanni U Aloisi

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La mia città è un gioco, non a caso è realizzato con una “toy camera”. Un gioco, non uno scherzo. Per i bambini il gioco è un’attività maledettamente seria. Play in inglese, jouer in francese indicano non solo il “giocare” ma anche il “rappresentare” un’opera artistica, sia essa teatrale, musicale o di altro genere.
Ed ecco come per magia, che la città, attraverso la lente di una toy camera, come in una finzione scenica o in una trasfigurazione onirica, si trasforma ed esplode in un gioco di colori e forme, trasformando la Mia Milano, tradizionalmente narrata come grigia e un po' austera, in una città colorata e estremamente fluida. La Mia città è un modo di guardare alla realtà reinventandola: si aggiungono strati con le doppie esposizioni, si scoprono colori e forme altrimenti invisibili, si arriva a togliere un po’ grigio ad un città troppo spesso bistrattata dal luogo comune.

La tradizionale tela bianca, in questo divertissement , lascia il posto alla celluide della pellicola fotografica che, nell’era digitale, sa ancora sorprendere con impressionanti colori e permette a una visione onirica estetizzata di prendere forma (e colore).
Ma non prendiate troppo seriamente la Mia città che, in fin dei conti, come un caleidoscopio, è soltanto un gioco a cui è affidato non il compito non di documentare, ma la capacità di stupire. In fondo Milano è bella, basta saperla guardare, cercare e, perché no, “reinventare”.

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