EDITORIALE

Nicola Bertasi

MILANO EXTRA-MUROS

"[...] Nelle zone a sud il bacino idrico è ormai a due metri dalla superficie.
Le acque trasudano nel terreno chimico, mentre le tangenziali sfregiano con nuove ampie curve e circolarità spiraloidali l'aria satura di polimeri.
Perché tanta acqua? Perché non c'è più lavoro. Le grandi fabbriche attingevano, consumavano, facevano evaporare. Le grandi fabbriche non ci sono più. C'è il sogno da Nimias di un quaternario avanzato, che di anno in anno inventa la propria agonia: prima andavano le app, poi andavano gli ebook, poi andavano i social, sta per andare la VR [...]
".

Giuseppe Genna, Quella cosa informe che ci ostiniamo a chiamare Milano,
pubblicato su Internazionale, 2014

Molte persone vivono questa città, pensando che esista la vita soltanto nel suo piccolo centro.
Crediamo invece che Milano sia una metropoli, soprattutto a causa della sua gigantesca estensione periferica che abbraccia altre città e addirittura altre province - basti pensare al lodigiano, al territorio monzese e brianzolo, al sud agricolo che gravita intorno alla città.
Una metropoli è lo specchio della sua estensione.
Milano è molto grande: a sud fino a Pavia e a nord fin quasi alle montagne. Come Parigi, che pur avendo un comune molto piccolo, si allarga fino alla Normandia con industrie, lavoro e fermento.

Tuttavia Milano fa fatica ad abbracciare uno spirito europeo, in questo senso. Pochissime le attività di rilievo organizzate lontano dal centro, scarsi i trasporti e quasi inesistenti le interconnessioni.
Il progetto istituzionale che vorrebbe costruire la città metropolitana mira ad allargare i confini spaziali della metropoli, creando una sorta di governo della Grande Milano.
L'impressione, però, è che una città metropolitana non si possa costruire a tavolino. Mai dovrebbe essere quello il punto di partenza. La metropoli è una conseguenza, non una causa, di alcune dinamiche.
La nascita di una metropoli regionale è determinata dal grado di connessione geografica e umana fra centro e periferia.

Quanto milanese si sente un abitante di Abbiategrasso? E' facile per un residente del Lorenteggio passare una serata a Sesto San Giovanni?

Le risposte alle due domande sono incontestabili oggi: poco e per niente.

Partendo da questo assunto, bisognerebbe fare un piccolo passo indietro e dare un'occhiata allo stato delle cose. Studiare il territorio non significa soltanto dotarsi di una sua conoscenza enciclopedica. Tutt'altro. Significa farlo proprio, attraverso la pratica di uno sguardo intelligente, sincero e sensibile che ne stabilisca i suoi confini, per riconoscerne infine la sua unicità – che dovrebbe poi aiutare a definire la nostra.
In questa Issue#22 di MilanoCittàAperta siamo andati alla scoperta dei confini dello spazio metropolitano milanese. Milano Extra-Muros. Non li abbiamo trovati però, perdendoci immancabilmente nei luoghi dell'indefinizione lombarda.

Siamo partiti e siamo subito rimasti allibiti davanti alle colossali (quanto apparentemente inutili) autostrade BREBEMI e TEM. Nelle fotografie di Andrea Mariani e Roberta Levi si colgono bene le criticità di due opere mastodontiche che hanno stravolto il territorio, sono costate valanghe di quattrini e non sembrano andare a risolvere il problema dei trasporti lombardi.
Ci siamo persi nella nebbia della bassa, rincuorandoci nelle visioni di Matteo Scarpellini che costruisce nei suoi scatti una poetica insolita del paesaggio lombardo. Un avviso ai naviganti: nello stravolgimento perpetuo del territorio, sopravvive una romantica costante, quasi fosse una sfida ironica della natura: la folta coltre di nebbia.
Siamo poi andati a raccogliere i ritratti di Marco Valli, che da qualche anno segue le manifestazioni e i raduni della Lega Nord, per disegnare un'irriverente comedie humaine del popolo padano.
Dalla Padania all'Islam il passo si è fatto obbligato. Marzio Villa e i suoi delicati bianchi e neri ci hanno raccontato la vita della comunità islamica di Lodi. Una difficile storia d'integrazione che bisogna riconoscere se Milano dovrà diventare in futuro, una grande metropoli europea.
Abbiamo ospitato gli scatti di Filippo Minelli che con il suo Padania Classics tenta di costruire un piccolo breviario dell'estetica padana. Un progetto che l'autore definisce di suo pugno così: "[...] un paesaggio che non tiene conto della bellezza per colpa dei comportamenti di chi lo vive si ritorce poi sulla qualità della vita degli abitanti stessi".
Infine chiudiamo questo percorso, con il lavoro di Pierfrancesco Celada. Il suo viaggio lungo la linea autobus 90 traccia l'invisibile contrasto fra dentro e fuori . Nei suoi scatti si intravede una periferia buffa e solitaria, divisa da Milano dal corso di un bus. Una periferia a due passi geografici da tutto ma che sembra lontana anni luce da noi.

Ecco quindi che affiora la Milano Extra-Muros. Qui e ora. Nella sua indiscutibile, nebulosa e vaga indefinitezza.

Buona Visione