EDITORIALE

Niccolò de Mojana

La fotografia è l'ombra proiettata sulla pellicola di ciò di cui non avremo mai l'esperienza concreta, oggettiva, e di cui neppure conosceremo mai la fonte luminosa, proprio come i prigionieri della caverna platonica, i quali del mondo esterno e della propria esistenza non conosceranno mai altro che il riflesso.
(Jean Baudrillard)

Fin dalla sua nascita, la Fotografia ha avuto la straordinaria possibilità di rendere visibile ciò che fino a quel momento era destinato a restare invisibile, nascosto o addirittura sconosciuto. Con la rivoluzione operata dalla riproducibilità tecnica delle immagini, il mondo intero divenne documentabile e l’età moderna cominciò così a prendere piede. L’essenza della Fotografia, la rappresentazione del reale, è quindi da sempre indissolubilmente legata alla nozione di realtà, proprio come il concetto di luce non può esistere senza il concetto di buio, l’immagine della cosa senza la cosa in sé, il visibile senza l’invisibile. La ricerca di ciò che è nascosto muove da sempre gli uomini lungo il percorso della conoscenza e all’interno di questo lungo cammino, l’arte (e quindi anche la Fotografia) possono aiutarci a fare qualche passo in avanti.
Ed eccoci a noi. I reportage di questo secondo numero di Milano Città Aperta esplorano da diversi punti di vista un tema ad essi comune: l’invisibilità.

L’invisibiltà sociale di quelle minoranze civili che ancora non godono di molti dei diritti che noi tutti diamo per scontati oggi.
L’invisibilità economica di chi ha perso il lavoro e con esso la speranza di costruirsi un futuro.
L’invisibilità abitativa di chi non ha la possibilità economica di possedere una casa propria ed è costretto, nel bene e nel male, a ricavarsi uno spazio dove può.
L’invisibilità fisica di quei lavoratori che ogni mattina e ogni sera della loro settimana attraversano gli stessi non-luoghi di passaggio tra casa e lavoro.
L’invisibiltà spaziale di quei luoghi nascosti al cielo delle metropoli all’interno di intricati e bui labirinti sotterranei.
L’invisibilità storica di quegli antichi mestieri giunti dai tempi della preistoria ad oggi ma sempre più minacciati dal dilagare della civiltà industriale.

Buona visione (dell’invisibile).