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Trincee urbane

Carlo Rotondo

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Ci sono 13mila senza tetto a Milano. E i posti letto sono soltanto 2500. Un racconto di chi oggi più paga questa crisi.


Angelo, 50 anni, dopo il licenziamento si è separato dalla moglie e ha perso la casa. Antonio è rimasto senza lavoro perché è malato di cuore: è in attesa della pensione e vive col sussidio di 220 euro al mese. Marco, 33 anni, conosce sette lingue ed è chef, mentre Dario è un odontotecnico: entrambi sono disoccupati e vivono sulla strada.

Tra i senza fissa dimora del nostro Paese, un terzo ha la cittadinanza italiana. Gli altri arrivano, in maggioranza, dalla Romania, dall'Albania e dal Marocco. Sono in Italia perché rifugiati politici, perché cercano un lavoro o l'assistenza che nei Paesi di origine sarebbe loro negata.

Alcuni sono stati dichiarati criminali solo perché non hanno una casa: succede in Ungheria, Stato membro dell'Unione europea.

I senza tetto sono 13mila soltanto a Milano, ma i posti letto durante il Piano Freddo, 40 giorni tra gennaio e marzo, arrivano a malapena a 2.500. Per occuparli, bisogna rivolgersi al Centro Aiuto in via Aporti, dove si viene registrati e sottoposti, presso le strutture sanitarie, al test Mantoux per la tbc.

Poi, si viene smistati: al mezzanino della metropolitana, al Centro Ortles, nelle camerate allestite in ex aule scolastiche o presso i campi di containers.

Durante il giorno i senza fissa dimora si ritrovano in fila davanti alle mense diurne. Poi, in attesa della riapertura dei dormitori, le biblioteche, le sale d'attesa dei pronto soccorso, gli autobus, le sale scommesse, diventano il loro rifugio. Chi resta per strada si organizza per la notte, con cartoni, sacchi a pelo e tende, e aspetta la ronda dei City Angels con un pasto caldo.

Il percorso che porta sulla strada è quasi sempre lo stesso: inizia con la perdita del lavoro e la separazione dal coniuge o la vedovanza, e continua con l'uscita forzata da casa. Quando finiscono i risparmi, dalle camere in affitto si passa alla strada, trascinandosi dietro qualche oggetto e qualche ricordo.

Però, il riscatto, per quanto difficile, è possibile. Le Fondazioni impegnate nell'assistenza hanno sempre bisogno di aiuto. E, a volte, gli assistenti sociali riescono a ottenere Borse Lavoro presso una cooperativa. E così arrivano un posto da giardiniere o da guardia giurata e l'assegnazione di una casa popolare.

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