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Incendio grigio

Andrea Kunkl

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Un viaggio attraverso il paesaggio interiore delle terre agricole lombarde, minacciate dall'avanzata del cemento e dagli espropri per la costruzione di una nuova tangenziale esterna.


Sono oramai partiti i lavori della tem, una nuova tangenziale esterna che allargherà l'abbraccio di Milano su ciò che resta della sua campagna, un tracciato che dovrà collegare Caponago e Melegnano. Insieme ai lavori sono già cominciati gli espropri, come quello del presidio della Martesana, dei gas e di tanti altri terreni agricoli.

Questa primavera, poco prima dell'inizio dei cantieri, io e uno scrittore ci siamo messi in cammino lungo i trenta chilometri di questo tracciato cercando di immortalare la campagna milanese così come si presentava ai nostri occhi.
Un viaggio attraverso il paesaggio interiore delle terre lombarde, specchiato nei bacini d'acqua delle cave e negli sguardi dei contadini; fotografie che cercano di porsi come testimonianza di una metamorfosi. Istantanee di un mondo ibrido, catturate lungo la sottile soglia d'impatto tra città e campagna.

In questi luoghi tracce di architettura contadina, come le tipiche cascine lombarde, e segni di una religiosità perduta persistono in un panorama profondamente cambiato, in cui capannoni della logistica e cantieri stradali la fanno da padroni. Qui il consumo di suolo procede rapido. Si stima che ogni giorno mille metri quadrati di terra vengano cementificati. Gli ambientalisti lo chiamano "incendio grigio" perché, come gli incendi, il cemento impermeabilizza il suolo, impedendo il ciclo tra cielo e terra e con esso ogni possibilità di vita. La campagna viene così progressivamente erosa dalla "città infinita". Lentamente scompaiono cascine, mestieri, prodotti tipici. Così quello che prima veniva prodotto alle porte di Milano arriva ora containerizzato dall'estero e nelle nostre campagne viene solo stoccato e distribuito su gomma. Per questo nuovi poli logistici spuntano come gramigna nell'Hinterland, attirando strade e traffico tra i campi coltivati a maggese.

Eppure non tutto è perduto. Il Villoresi, la Martesana, la Muzza e i loro ingegnosi sistemi di rogge e canali continuano a scorrere numerosi e ad irrigare queste terre ancora fertili.

La comodità del vivere metropolitano ha di certo il suo prezzo, ma prima di rinunciare completamente alla campagna e all'agricoltura occorrerebbe una riflessione più lungimirante. In fondo il metabolismo sfrenato delle città rischia di mettere in pericolo la loro stessa abitabilità futura. La farina non cresce in tangenziale e noi non ci nutriamo di cemento.

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